giugno

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2014

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Giornata mondiale per la lotta alla droga – conferenza reducron

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Il professor Robert Paul Liberman è uno dei padri mondiali del Recovery, ossia della riabilitazione in campo psichiatico.
Fin dai tempi in cui era a capo della medicina riabilitativa presso l’ospedale Veterans Affairs di Los Angeles, Liberman facilitò gruppi di sedute psico-educative in cui i pazienti con varie dipendenze e disturbi psicotici cronici imparavano a conoscere la propria malattia e a sviluppare la capacità di gestione e autonomia della propria terapia farmacologica.

Molti dei pazienti erano riluttanti ad assumere farmaci, in parte a causa dello stigma della malattia mentale: per questo Liberman ha trascorso gran parte della sua carriera professionale, a convalidare e diffondere terapie comportamentali evidence-based per aiutare le persone con gravi malattie mentali ad essere autonomi nella vita quotidiana.

Alcuni anni dopo, presso il Massachusetts Mental Health Center di Harvard a Boston, ha potuto osservare in prima persona i limiti di entrambi i farmaci antipsicotici e della terapia psicodinamica. Ha notato che, anche quando i sintomi dei pazienti sono stati ridotti dai farmaci, i pazienti sono rimasti disabili, e non in grado di vivere autonomamente e incapaci di perseguire una vita produttiva. Ha perciò iniziato la ricerca e lo sviluppo di terapie comportamentali, per insegnare alle persone con gravi malattie mentali a gestire l’assunzione di farmaci nonché ad amministrare le proprie finanze, riconoscere i primi segni di remissione, stabilire relazioni soddisfacenti con amici e familiari e individuare e godere di attività ricreative. “I farmaci in nessun modo possono generare questo tipo di competenze. Il raggiungimento di questo livello di competenza richiede un partenariato tra pazienti e professionisti con un ingresso pesante da parte delle famiglie“, ha affermato.

“Poi ho capito”, dice Liberman, “che … stavo contribuendo allo stigma della malattia mentale.” Trattare una persona con ritardo mentale grave, senza coinvolgere i membri della famiglia è “come avere una mano legata dietro la schiena”, dice Liberman. Negli ultimi 40 anni, prima a Boston e poi in California, Liberman e i suoi colleghi hanno progettato e validato empiricamente terapie comportamentali familiari, lavorando sulla comunicazione e la capacità di problem-solving delle famiglie e dei loro parenti malati.

Le terapie familiari e la formazione delle competenze sociali sono stati adattati per essere utilizzati da una vasta gamma di medici che lavorano con un ampio spettro di pazienti malati di mente. Liberman e il suo team presso il Centro di Ricerche Cliniche dell’UCLA hanno realizzato una serie di moduli didattici conosciuta come ‘UCLA Social and Independent Living Skills Program’ (Programma per sviluppare la capacità vivere in modo sociale e indipendente).

Questi moduli sono stati tradotti in 23 lingue e sono ora utilizzati in più di 30 paesi.

Anche dopo oltre 40 anni di pratica clinica e di ricerca, Liberman offre ancora un importante contributo nel campo, operando la ricerca di nuove modalità di riabilitazione, documentando che i pazienti con schizofrenia possono guarire, insegnando e formando la prossima generazione di medici, e continuando ad effettuare visite. Liberman ha più di 350 pubblicazioni a suo nome, tra cui 11 libri.

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