Svolgere attività eccitanti riduce il desiderio di nicotina

In molti pensano di poter smettere  di fumare da un giorno all’altro e tutti si giustificano di non farlo perchè non vogliono. In realtà il fumo di sigaretta è una dipendenza come le altre, crea una forte dipendenza fisica e psicologica. Un nuovo studio riportato dai membri del Dipartimento di Psicologia della Stony Brook University rivela che svolgere attività eccitanti può ridurre il desiderio di nicotina.

Fonti: http://goo.gl/BRiSrr

A cura della Dott.ssa Maria Carmen D’Agostino

Psicologa

Laureata in psicologia clinica e della salute

Estate e comportamenti a rischio

Durante il periodo estivo si sa, tutto è concesso! Gli adolescenti  non aspettano altro che la fine della scuola per potersi divertire. Oggigiorno il divertimento dei più giovani equivale al consumo di sostanze stupefacenti, dalla sigaretta alla cocaina, senza riflettere sulle gravi conseguenze a cui possono andare incontro.

Fonti: http://goo.gl/JrTfo7

A cura della Dott.ssa Maria Carmen D’Agostino

Psicologa

Laureata in psicologia clinica e della salute

 

Fame incontrollata? Carenza di un peptide

Sembra che le grandi scorpacciate di cibo siano causate dalla carenza di un peptide endogeno, simile al glucagone, implicato nel sistema di sazietà.

La scoperta del gruppo di ricercatori della Rutgers University Robert Wood Johnson Medical School è in pubblicazione. A quanto pare è stato dimostrato che il GLP­1 (questo il nome del peptide) sia clinicamente efficace nella riduzione del peso corporeo negli individui obesi. Sebbene non sia chiaro come possa contribuire alla regolazione dell’appetito, il GLP­1 agisce sull’area tegmentale ventrale (VTA) e sopprime l’assunzione di cibo ad alto contenuto di grassi.

In futuro, come annunciano gli autori della scoperta, tali studi porteranno non solo a fornire terapie più adeguate all’obesità e con meno effetti collaterali ma potranno darci l’opportunità di comprendere meglio i meccanismi che sottostanno ad altri comportamenti guidati dagli stessi circuiti del piacere come l’abuso di sostanze o le addiction.

Fonti: http://goo.gl/iNBdSJ
Articolo originale: http://goo.gl/6c1NyY

A cura del Dott. Antonello Palmitessa
Psicologo
Psicoterapeuta in formazione

Ultime News

  • Gioco d’azzardo

Eccitazione e delusione definiscono un’oscillazione che il giocatore d’azzardo conosce bene, ma dalla quale non riesce a difendersi. La trappola risiede nel senso di prestigio, di onnipotenza, oltre che nelle vivide fantasie di vincita che da un certo punto in poi diventano certezza di potersi rifare, irrinunciabile modulatore dell’umore depresso che consegue alle frequenti perdite – leggi su State Of Mind: http://goo.gl/9HgSFD

  • Fumo

Cosa accade al nostro corpo quando decidiamo di smettere di fumare? Gli effetti riguardano il respiro e il benessere fisico generale, il gusto, il rischio di contrarre tumori, e molti altri fattori: un orologio li racconta passaggio per passaggio, dai primi minuti ai 20 anni – leggi su Il Corriere della Sera: http://goo.gl/4rco4k

Un nuovo studio apparso sui Proceedings of the National Academy of Sciences mostra che le convinzioni che nutriamo al momento dell’assunzione giocano un ruolo significativo nella risposta neurologica alle sostanze che danno dipendenza e modificano la reazione fisiologica dell’organismo – leggi su La Stampa: http://goo.gl/l1r33q

  • Alcool

Young people who drink abusively consume less and suffer fewer consequences from alcohol if they take naltrexone, a Yale School of Medicine study shows. While the drug the did not reduce how often young people drank, the authors say results justify more proactive treatment for 4 in 10 individuals aged 18 to 25 who are classified as problem drinkers – leggi su Yale News: http://goo.gl/C6S5xv

Adolescenti & consumo di sostanze: rischi, effetti, dati

-Lo ‘sballo’ alcolico diffuso tra i giovanissimi soprattutto nel weekend mette a rischio il cuore. L’abuso di vino, superalcolici e cocktail aumenta il pericolo di aritmie fino ad otto volte. Bastano tre bicchieri di whiskey, cinque drink o una bottiglia di vino per mandare in tilt il cuore, provocare svenimenti o cardiopalmo – leggi su Adnkronos: http://goo.gl/qlkpvm

-L’abuso di droga e alcol sta minacciando la salute mentale dei ragazzi, anche giovanissimi. Gli esperti della Sopsi, Società italiana di psicopatologia lanciano l’allarme: «Tra i giovani dai 10 ai 19 anni aumentano le psicopatologie provocate da alcol e sostanze» – leggi su Il Messaggero: http://goo.gl/NaZPhs

-Mezzo milione di ragazzi consuma troppo alcol, soprattutto nel fine settimana. Una cattiva abitudine che può provocare problemi cardiaci anche nei teen ager. Ma c’è un altro pericolo: cocktail e superalcolici sono responsabili della maggior parte degli incidenti stradali durante il week-end – leggi su La Repubblica: http://goo.gl/KCMaLY

-L’elenco delle malattie causate dal tabacco si allunga e le morti legate al fumo sono persino di più di quelle già stimate. Secondo gli ultimi dati resi noti dall’Organizzazione mondiale di sanità l’epidemia globale del tabacco uccide quasi 6 milioni di persone ogni anno, di cui più di 600mila sono non fumatori che muoiono per il fumo passivo – leggi su Il Corriere della Sera: http://goo.gl/fRuI1O

-L’allarme arriva da Londra e riguarda una sostanza nota da tempo, una variante di cannabis potenziata rispetto a quella coltivata naturalmente. La skunk, questo il suo nome, sarebbe all’origine di un caso di psicosi giovanile su quattro – leggi su La Stampa: http://goo.gl/ae5C1R

-I cannabinoidi agiscono attivando una specifica popolazione di neuroni dell’ipotalamo deputati all’inibizione dell’appetito innescando una segnalazione che invece stimola il desiderio di cibo. È questa l’origine della fame incontrollabile successiva al consumo di marijuana, secondo uno studio su topi di laboratorio – leggi su Le Scienze: http://goo.gl/yuiXZe

Che cosa è il volontariato che opera nel mondo delle dipendenze?

di Giuseppe Mammana 

‘Salute & Prevenzione – la Rassegna italiana delle Dipendenze’ affronta dal 1982 la tematica delle dipendenze patologiche, e rappresenta una delle riviste storiche nel settore.
Dopo tre anni di fermo, Salute & Prevenzione riprende le pubblicazioni, in edizione online e con frequenza semestrale. Tutti i vecchi lettori, collaboratori, professionisti e servizi che seguono il sito Acudipa possono inviare articoli e contributi che saranno esaminati dalla Direzione e dai referee del Comitato di Direzione ed eventualmente pubblicati. La rivista è dotata di un Comitato scientifico composto da professionisti -italiani ed esteri- nel settore delle dipendenze patologiche.

Clicca qui per leggere le norme redazionali e inviare il tuo articolo. 

LA SITUAZIONE IERI ED OGGI

Nel campo delle dipendenze , forse come in pochissimi altri il numero e la voce dei volontari operanti si sono sempre caratterizzati per la forte presenza e significatività. Ne è scaturita una particolare vivacità e vitalità nelle iniziative sociali in favore delle persone affette da questi problemi , ma anche spesso una difficoltà di comprensione, relazione e interazione tra il mondo dei professionisti e quello dei volontari. In taluni casi queste difficoltà sono sfociate in vere e proprie “guerre di religione “, in altri casi hanno prodotto una ostilità non combattuta, una pace armata. Queste difficoltà soprattutto in passato e per fortuna molto meno ora  hanno condotto i partecipanti al conflitto anziché ad analizzare i diversi punti di vista costituendo poi momenti di sintesi più alta. Questi momenti dovrebbero invece essere caratterizzati dalla conoscenza e dal riconoscimento delle diverse identità del professionismo e del volontariato e dalle interazioni possibili ed utili tra i due mondi.I quali comunque esistono.

Questo incontro ,infatti ,può produrre grandi cambiamenti positivi in ambedue i contesti purchè non sia vissuto entro i termini della sola necessità e della coazione burocratica, ma entro quelli della libertà e della centralità della persona di cui ci si occupa.

PERCHÉ, IN SENSO GENERALE, SI DIVIENE VOLONTARI?

La organizzazione sociale ed istituzionale nella quale tutti noi viviamo ha ormai raggiunto tassi elevatissimi di burocratizzazione, formalizzazione, impegno solamente formale delle persone. In questi ambiti le persone si conoscono poco, interagiscono male e  realizzano una socializzazione anch’essa burocratica e formale. In certi luoghi e modi essa diviene addirittura anaffettiva. I rapporti sono legati alla funzione sociale di ciascuno: medico, dirigente, insegnante, ecc e la persona sparisce . Lo spazio della famiglia, dove tutto dovrebbe funzionare al contrario nel senso dell’informalità e spontaneità è ridotto e spesso mal funzionante o funzionante secondo gli stessi criteri della società più generale .

Il sociale, per come noi lo conosciamo nella politica, negli ambiti sindacali ed istituzionali  è anch’esso oramai molto formalizzato e burocratico. Il volontariato in questo generale contesto corrisponde allora ad un sano tentativo di ricreare delle “zone franche”di relazione umana fondata sulla semplicità della relazione stessa e sulla sua globalità. Nel volontariato non  ci si parla in quanto medico e genitore o insegnante ed allievo, ma soprattutto in quanto uomini e donne interessati ad un medesimo problema e solo successivamente mettendo in campo le proprie specifiche competenze. Si resta comunque sempre disponibili ad adottare solo quel livello di competenze che è comprensibile e compatibile con la relazione tra le persone che resta l’obiettivo primario del volontariato stesso . Si tratta di una piccola  rivoluzione copernicana in un mondo che ideologizza la tecnica deificandola quale mezzo risolutore di ogni problema e/o conflitto.

 

IL VOLONTARIATO E L’ISTITUZIONE

Il volontariato conduce anche a una più o meno consapevole lotta al tecnicismo come tecnica ideologizzata (che non è la professionalità). Talora questa battaglia è condotta con modi rozzi, talora con strumenti intelligenti ed aperti. Non possiamo non riflettere però, sul significato positivo di questa presenza in quanto elemento di critica ad un professionismo visto come sola capacità tecnica astratta dai bisogni primari dell’uomo, praticamente alienante per chi la fa e per chi la subisce, pratica annunciatrice di un cinismo diffuso anche nel campo sociale. Nel lontano 1991  il  volontariato fu normato con la legge 266 e con le successive legislazioni regionali .A molti anni di distanza da quel momento oggi  dobbiamo interrogarci sulla utilità e sui limiti di una normativa che con i soliti meccanismi di “controllo” e “protezione” da parte dello Stato e delle Regioni rischia fortemente di  burocratizzare ciò che nella motivazione dei singoli volontari è nato spesso dal bisogno di rompere la gabbia del formalismo e del burocratismo alienante della nostra società. D’altra parte è noto che una grossa fetta di volontariato vero e proprio, che non ha grande disponibilità di mezzi finanziari ma opera praticamente, spesso in ambiti ristretti e decentrati e spesso in aree problematiche molto settoriali non riconosce né pratica di fatto la normativa del volontariato e  non è riconosciuto da essa.

Perché si realizza questa scissione tra le motivazioni originarie del volontariato e la loro  realizzazione storica ?

Quando una persona che lavora quotidianamente in una fabbrica, in un ospedale, in uno studio professionale trova gratificazione, unità del sé, riconoscimento e libertà personale in una attività di volontariato rompe di fatto il nostro schema di organizzazione sociale e senza proclami pratica una alternativa fondata sul ridimensionamento della quotidiana alienazione della nostra esistenza. Questa persona realizza una nuova distribuzione dei propri investimenti emotivi e spesso anche cognitivi che non gli è consentita negli ambiti della vita quotidiana. Questa alternativa ,che è anche una  scissione tra l’obbligo sociale  ed il piacere dell’identità,  tuttavia  gli è consentita finchè con la sua azione individuale e/o collettiva non conta molto e non” disturba” l’organizzazione “professionale” o “istituzionale” (spesso alienata) della società.

Tutto questo vale con tassi di liberalità diversi da Paese a Paese. Nel nostro Paese assistiamo sempre più spesso ad una reazione burocratizzante dello Stato e delle Istituzioni che mostrano un bassissimo  tasso di liberalità in materia.

Il nostro Paese si distingue sempre più per un forte controllo sociale e per una forte induzione di dipendenza nei confronti di ogni organizzazione sociale che promuova l’autonomia reale delle persone.Questo si realizza sia con meccanismi di tipo  burocratico sia con l’assegnazione delle risorse pubbliche a “consociazioni “ di pseudo volontariato, formalmente responsabili della erogazione dei servizi e sostanzialmente organismi di controllo dell’erogazione degli stessi ai “soliti noti”.Laddove spesso controllo e gestione spesso coincidono generando vari conflitti di interesse .

Il nostro sistema sociale e quello sanitario con queste modalità sono  diventati costosissimi, hanno portato ad un eccesso di burocratizzazione, tendono a deresponsabilizzare i singoli cittadini.

Alla base di tutto questo vi è una assenza di libertà di scelta da parte delle persone. L’ organizzazione statale e quella regionale sembrano  desiderare  un volontariato che non rispetti più la sua motivazione originaria e che sia disponibile ad assumere ruoli impropri e sostitutivi, abbassando con le proprie prestazioni i costi dello stato sociale .A questo volontariato le istituzioni offrono  qualche euro  e qualche potere “consociato” ma chiedono  in cambio “l’inquadramento” e la fine della sua libertà e creatività. In altre parole la morte della sua anima originaria .Questo scambio è utile alla società?Aiuta il suo progresso? A noi pare di no.

A noi pare che questo scambio produca lavoro “appaltato” nero e sottopagato, riproduzione aggravata dalla alienazione sociale che il volontariato combatte nel suo spirito originario, riduzione della libertà di pensiero e di iniziativa dei singoli e delle associazioni Al contrario pensiamo che un volontariato “liberato” dai vincoli e dai legacci della burocrazia statale possa meglio svolgere quel ruolo di rappresentazione della soggettività dei cittadini, di anticipazione di nuovi bisogni, di integrazione di servizi esistenti, di stimolo di base alle istituzioni. Per questo occorre rivedere  le normativa sul  volontariato trovando i modi giuridici perché esso possa riprendere il suo spirito originario Questo volontariato può trovare nelle organizzazioni no profit (che sono e devono essere una cosa diversa dalle associazioni di volontariato in sé) ed in una migliorata legislazione (che consenta un vero libero mercato per la liberalità) il modo di realizzare  opere innovative e dai costi sociali ridotti.. Meglio insomma che Stato e Regioni  se ne stiano a casa evitando  di occupare parassitariamente anche questo campo saturandone ruolo e funzioni.

 

IL VOLONTARIATO NELLE DIPENDENZE

La storia del volontariato in questo campo è particolare e moderna. Il volontariato delle dipendenze  è quello delle mamme, delle associazioni dei familiari, degli ex dipendenti, dei religiosi, dei professionisti che svolgono talora un ruolo di supporto alle decisioni si cambiamento prese dai loro assistiti o familiari. È un volontariato vero, la cui motivazione spesso è apparsa confusa ed ambivalente ma reale. In questa motivazione vediamo talora una rivendicazione misconosciuta e disperata della cura di sé o dell’altro, spesso oltre la possibilità reale della cura stessa, ma anche una ostinata volontà creatrice che ha spesso abbattuto modelli e resistenze che i professionisti mai avrebbero  toccato. Salvando vite umane! In questa motivazione abbiamo visto talora l’isolazionismo e l’onnipotenza fatta realtà e l’illusione produttrice di illusione, ma anche la realizzazione di opere straordinarie. Nella motivazione che anima molte leadership volontarie abbiamo visto una grande cura narcisistica della propria immagine ed una nemmeno tanto recondita sublimazione del proprio (ed umano) desiderio di potere, ma anche un potere usato per costruire opere che restano oltre la propria immaginazione ed esistenza a disposizione della società civile. Spesso gratuitamente! Nella motivazione di molti professionisti detrattori del volontariato in questo campo abbiamo visto spesso una preoccupazione per l’invadenza e la nocività di certi comportamenti volontaristici , ma anche una invidia distruttiva verso chi raccoglie frutti gioiosi dalle proprie opere educative o terapeutiche. Perché invece  non imparare invece a fare lo stesso?

Cosa vuol dire tutto questo? La prevenzione, la cura, la riabilitazione, l’inserimento dei dipendenti non sono questioni soltanto professionali, hanno a che fare con la più naturale condizione umana, la dipendenza resa paradossale ed assoluta nel male patologico. Per questo i nostri campi d’ azione evocano e mobilitano istanze e sentimenti profondi in chi ha fatto questa scelta di volontariato come momento di liberazione dalle alienazioni e dalle dipendenze personali che spesso condizionano la vita umana. La prima domanda che ciascun volontario si pone è questa: è possibile che si desideri la schiavitù, la dipendenza assoluta, sia pure da un piacere straordinario come quello prodotto dalle droghe o da altri oggetti pervertiti ? La sfida che ciascun volontario accetta è questa:dimostrare all’altro (e forse anche a se stesso) che la sua libertà, la sua autonomia sono possibili,  pure con tutti i limiti delle cose umane. “Liberando il dipendente  si  libera anche sé   stessi”. La lotta che ciascun volontario di questo campo  ingaggia è questa: tutto sembra convergere  per mantenere nella  dipendenza e nella mania chi ci sta: coloro che spacciano, coloro che traggono comunque profitto legale o illegale dalle dipendenze  ,coloro che non credono nella cura, coloro che dentro e fuori creano legami con le organizzazioni criminali, coloro che vogliono liberare le persone  dipendenti rendendo liberamente disponibili gli strumenti della loro stessa sottomissione , coloro che non forniscono strumenti di realizzazione a chi, liberatosi dalle dipendenze , cerca una sua identità adulta e matura .

Il volontario si batte contro tutto questo. Il volontario che opera concretamente nel campo delle dipendenze  lavora sul terreno delicatissimo e di confine tra sottomissione  ed autonomia cioè su ciò che caratterizza un luogo ed un tempo come autoritari o democratici. Il volontariato perciò urta molti poteri, da quello professionale a quello politico, istituzionale, poliziesco e giudiziario. La sua naturale tendenza all’autonomia ed all’anomia che ha prodotto opere non insignificanti, in uno stato moderno deve essere certamente regolata ma non soffocata ; negli ultimi anni essa invece è stata spesso attaccata da quello che ci sembra un processo di autoritaria normalizzazione che è in corso nella società. La giusta esigenza di evitare abusi e sregolatezze talora compiute dai volontari è gestita dagli apparati istituzionali con arroganza e talora violenza devastatrice utilizzate oltre ogni senso e misura. Lo Stato e le istituzioni  hanno  spesso richiesto e richiedono  al volontariato ed alle sue opere ciò che non richiedono a sè stessi ed alle proprie  strutture. Sotto questi colpi spesso il volontariato si  ritira o comunque ha ridimensionato e ridimensiona  i propri interventi impoverendo complessivamente la  libertà .la ricchezza e la creatività della società. Eppure per l’apparato pubblico  un volontariato vero, libero e creativo, anche se criticamente collaborante è di grande utilità.

Mi pongo infine alcune domande.

È possibile un’opera capillare di prevenzione delle dipendenze senza la presenza   capillare di un volontariato che abbia un ruolo culturale ed operativo nei luoghi frequentati dai bambini e dai  giovani?

È possibile un sistema di cure, non cronicizzanti che non riceva il pungolo e lo stimolo continuo, anche se critico di coloro che rappresentano volontariamente la soggettività, le istanze di liberazione delle droghe e di guarigione  dalle dipendenze ?

È possibile un sistema riabilitativo dai costi compatibili col nostro stato economico e sociale senza un apporto significativo del volontariato?

È possibile un’opera reale di inclusione  e reinserimento sociale e lavorativo dei tossicomani che guariscono senza che settori di volontariato si dedichino alla costruzione di imprese no profit?

Chi formerebbe ed assumerebbe personale svantaggiato, almeno inizialmente, chi lo accompagnerebbe in un’opera di reinserimento sociale e lavorativo ed inclusione ,ma anche di sostegno affettivo se non ci fossero organizzazioni e singoli che recano con sé le motivazioni del volontario, della vicinanza e del lavoro no profit?

Perché non pensare che la sclerosi cui spesso vanno incontro i professionisti e lo stesso bun-out che talora li affligge possono essere ridotti come rischi professionali nel rapporto stretto col volontariato?

E perché non pensare, infine, che l’onnipotenza e l’anomalia eccessiva del volontariato possano trovare comprensione e freno più che dalla azione burocratica forse proprio nel rapporto stretto ma rispettoso della diversa identità tra volontariato e le stesse istituzioni?

Perché tutto questo non stia nel libro dei sogni, se lo crediamo utile, dobbiamo operare per un pensiero aperto, e per una seria riconsiderazione delle norme legislative e dei criteri professionali  che organizzano i nostri setting operativi e progettuali prevedendo in ogni fase del nostro lavoro  lo scambio con i volontari e la sua valorizzazione . Dobbiamo richiedere il rispetto del  ruolo dei professionisti del settore , ma anche praticare il riconoscimento e la valorizzazione della libertà e della creatività dei volontari, l’alleanza comune  contro la burocrazia e l’alienazione che producono dipendenza. Anche così possiamo lavorare per i nostri clienti e/o pazienti . Ed anche  per noi stessi!

Nuovi trend nel consumo di alcolici

Facebook Drinking

Uno studio della Michigan State University ha scoperto che piu’ gli utenti di Facebook vengono coinvolti in pagine o post correlati all’alcol, condividendo o anche semplicemente commentando, piu’ e’ probabile che considerino di bere alcolici – leggi su Agi: http://goo.gl/3e2rjO

Blackout Drinking

È tra i 15 e i 2o-22 anni che i ragazzi sperimentano le peggiori “bevute” e una delle più comuni , e pericolose, conseguenze di questa abitudine è il “blackout da alcol” in cui si perde il controllo di sé – leggi su Il Corriere della Sera: http://goo.gl/IbgPJT

Altre Notizie dal mondo

– Uno degli effetti più visibili e drammatici delle metanfetamine, note sostanze psicoattive, è il precoce e rapido invecchiamento nelle persone che ne abusano. Tuttavia, i meccanismi molecolari alla base del tragico processo di decadimento generale dell’intero organismo non erano ancora noti – leggi su La Stampa: http://goo.gl/axlVjy

– Tra i vari effetti negativi del fumo di sigaretta c’è anche un assottigliamento dello strato più esterno della materia grigia cerebrale, che anche quando si smette impiega diversi anni per essere recuperato.

Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista “Molecular Psychiatry” su oltre 500 persone con più di 70 anni – leggi su Il Messaggero: http://goo.gl/K5DCB0

– Bambini e teenager dovrebbero evitare il più possibile bibite troppo zuccherate e contenenti caffeina: uno studio su oltre 1600 dodicenni mostra infatti che l’eccessivo consumo di queste bevande, in particolar modo energy drink, aumenta il rischio di difficoltà di attenzione, iperattività, disturbi del comportamento – leggi su Ansa: http://goo.gl/Ded2Df

– NIDA scientists have identified new complexities within the brain’s reward circuitry that involves two major chemicals involved in drug addiction — dopamine and glutamate – leggi su NIH: http://goo.gl/QRBKlI

Informazione Scientifica Prezzolata

• Indagine di un docente di Harvard insospettito da spam per la diffusione di ricerche mediche. 17 giornali, alcuni inesistenti, hanno diffuso lavori inventati di sana pianta – leggi su La Stampa: http://goo.gl/0Mrb9w

• Il gioco d’azzardo per un italiano su 2 e’ diventata un’esperienza emotiva insostituibile destinata a trasformarsi in qualcosa di piu’ serio, in una forma di compulsivita’ tale da provocare nei giocatori e nelle loro famiglie pesanti ripercussioni – leggi su Agi: http://goo.gl/CztT93

• The Internet and drug markets, the latest ‘trendspotter’ study from theEU drugs agency (EMCDDA) released today (1). The study aims to raise understanding of the current online supply of drugs and to map the range of Internet markets in existence – leggi su EMCDDA: http://goo.gl/PWZOpE

• Drug use is one of the major causes of mortality among young people in Europe, both directly through overdose (drug-induced deaths) and indirectly through drug-related diseases, accidents, violence and suicide. Every year, over 6 000 drug users die of overdose in the EU, most of these deaths involving opioids and occurring among problem drug users – leggi su EMCDDA: http://goo.gl/24Q6SK

• Al centro del dibattito c’è l’alcol. In tutto il mondo il consumo dannoso provoca 2,5 milioni di morti ogni anno e nell’Unione Europea l’alcol è la seconda causa di malattia e morte prematura. In Italia i dipendenti sono circa un milione, mentre le persone a rischio quasi otto – leggi su La Stampa: http://goo.gl/eR1QE1
• I circuiti cerebrali di chi consuma la droga sono alterati: al loro cervello non arriva il segnale di interrompere un comportamento che ha conseguenze dannose – leggi su La Stampa: http://goo.gl/98hvjk

• Le sigarette elettroniche non sono un’alternativa sicura al fumo. Almeno secondo un nuovo studio della Johns Hopkins University (Usa), pubblicato sulla rivista Public Library of Science ONE – leggi su Agi: http://goo.gl/v4EBVA

Alcool: niente sogni tranquilli

Chi pensa che un “goccetto” facili il sonno deve disilludersi. L’alcol, effettivamente, all’inizio funziona come un sedativo ma poi è associato a continue interruzioni del sonno . Lo ha dimostrato uno studio, che verrà pubblicato on line su Alcoholism: Clinical & Experimental Research a febbraio – leggi su Il Corriere della Sera: http://goo.gl/sKeIAC

Il ruolo del dialogo in famiglia nel consumo di alcool adolescenziale

Una ricerca dell’Università di Buffalo mostra che la comunicazione tra i genitori e i propri figli circa i rischi dell’uso dell’alcol tende a diminuire nel tempo. I genitori infatti erroneamente sottovalutano l’impatto positivo che un dialogo costante possa rappresentare tra genitori e figli, soprattutto in adolescenza- leggi su State of Mind: http://goo.gl/nbFwff

Nuovi rischi individuati per chi fuma le e-cigs

Alcune sigarette elettroniche, che permettono di raggiungere temperature alte, potrebbero rilasciare piu’ formaldeide, una sostanza chimica che provoca il cancro, rispetto alle “bionde” tradizionali – leggi su Agi: http://goo.gl/0eC8Od

In California viene testato un nuovo vaccino contro la dipendenza da cocaina

Un nuovo vaccino contro la cocaina è stato testato sui topi e lascia ben sperare gli scienziati da anni impegnati nel trovare una soluzione contro la dipendenza da droghe. Il nuovo approccio messo a punto dai ricercatori dello Scripps Research Institute di La Jolla, in California, si basa su una reazione immunitaria del corpo che provoca l’annullamento del ‘tarlo dell’assuefazione’ – leggi su Ansa: http://goo.gl/lBNwqA

Il professor Seth Ammerman spiega in pochi punti perchè la marijuana non fa bene ai giovani

A policy statement from the American Academy of Pediatrics opposes legalizing recreational and medical marijuana use because of the threat it poses to the health of children and adolescents – leggi su Stanford News: http://goo.gl/nU2NYO

Aggiornamenti sul progresso dell’indagine EMCDDA 2015 sulle nuove sostanze psicoattive

EMCDDA Director Wolfgang Götz is at the European Parliament today where he is presenting to members of the Committee for Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) highlights from the agency’s 2015 work programme and developments in the monitoring of new psychoactive substances – leggi il report su EMCDDA: http://goo.gl/lFWynZ

Cure & Antidoti

Sigarette: Ad affermarlo è uno studio da poco pubblicato sulle pagine di The Lancet Respiratory Medicine: la velocità con cui si smaltisce la sostanza che crea dipendenza sembrerebbe essere un parametro cruciale per scegliere la terapia più appropriata – leggi su La Stampa: http://goo.gl/ETyYjR

–  Cocaina: Ad un gruppo di scienziati danesi va il merito di aver identificato in maniera dettagliata il meccanismo molecolare alla base della dipendenza. Una scoperta che ora aprirà la strada allo sviluppo di nuove molecole terapeutiche – leggi su La Stampa: http://goo.gl/EAgPyO

Overdose da droga: Can naloxone provided in the community help reduce the thousands of drug-induced deaths recorded in Europe every year?  This is the question explored by the EU drugs agency (EMCDDA) in a new paper released today:Preventing fatal overdoses: a systematic review of the effectiveness of take-home naloxone – leggi su EMCDDA: http://goo.gl/5mzDWF

Impulsività e irritabilità: effetti collaterali del consumo di marijuana negli adulti

A new study, published online ahead of print in the journal Drug and Alcohol Dependence, suggests that recreational users of marijuana may experience deleterious effects on impulse control and increases in hostility -leggi su Yale News: http://goo.gl/AnVR96

Troppo lavoro induce a consumare più alcool

La notizia ha già fatto il giro del mondo: eccedere nel lavoro, superando le 48 ore settimanali, induce ad un consumo alcolico rischioso per la salute, con un aumento dell’11% delle probabilità di abuso. E questo vale per tutti, donne e uomini, giovani e vecchi; una soprendente omogeneità che si mantiene anche se si considerano altri fattori, come l’occupazione svolta,  il livello socioeconomico e l’area geografica – leggi su La Stampa: http://goo.gl/silfcO